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12/06/2020 |

Il cliente non è tuo nemico, anche se hai la partita iva.

Ripetiamo tutti insieme: il cliente non è mio nemico, il cliente non è mio nemico…
Bene, così.
È tutto vero, il cliente non è un nemico, anche se hai la partita iva.

Sì, lo sappiamo, a volte sembra esattamente il contrario, soprattutto in Italia, dove c’è una concezione del rapporto di lavoro ancora un po’, ehm, retrograda. Diciamo che si ha ancora troppo spesso la sensazione tangibile che il committente, il cliente, il seeker, insomma colui che ci ingaggia per un lavoro, viva il suo darci un impiego come un’imperdibile botta di fortuna che già di per sé dovrebbe bastarci. A qualsiasi condizione.

Un po’ come se l’averci scelto fosse già un’abbondante fetta del compenso.

E il professionista si prepara alla guerra fredda

Premessa: questo clima generale di certo non aiuta noi professionisti a percepire l’incontro con il cliente, che sia virtuale o reale, come una grande opportunità.

Semmai sembra più la preparazione a una guerra fredda dove non si possono commettere passi falsi, bisogna concentrarsi, destreggiarsi tra la nostra voglia di avere il lavoro e il timore che per averlo dovremo trattare, svalutarci, scendere a compromessi. Che poi, a ottenere un lavoro così, si rischia di alzarsi dalla “sedia” più mesti di quanto lo saremmo stati se non ce lo fossimo aggiudicato.

È proprio in questi face-to-face che mettiamo in atto tutte le strategie per difenderci dal nostro peggior nemico: il cliente, sbagliando tutto.

 

Il cliente è solo una persona

Ebbene sì, il cliente non è niente più di una persona che il più delle volte non sa nulla.

Non diciamo che non sappia nulla in termini assoluti, capiamoci, solo molto spesso non sa nulla del nostro lavoro. Soprattutto se il nostro è un campo creativo.

Pensate a quando andate dal meccanico perché la vostra macchina ha un problema. Lasciate l’auto qualche giorno, passate a ritirarla e il meccanico vi dice che ha dovuto sostituire un piccolo componente che sta sotto il cofano e vi presenta un conto che, oltre a farvi svenire sul pavimento dell’officina, vi sembra pure esagerato. Alla fine ha solo cambiato quel pezzetto, quanto tempo ci avrà messo?

Eccoci qui ribaltati dalla parte del cliente malefico che svaluta noi e il nostro potenziale.

La verità è che nemmeno noi abbiamo idea di quanto lavoro ci sia dietro a quel risultato, perché non è nostra competenza altrimenti lo avremmo fatto noi.

L’unica cosa che possiamo valutare è che la nostra auto quel rumore non lo fa più, risultato raggiunto.

Ma quando si tratta di lavoro creativo?

In questo caso è molto più difficile capire l’impegno e l’effettivo risultato.

Quindi?

Clienti e professionisti si somigliano

Il cliente è anche un professionista, spesso con la partita iva pure lui, quindi pensa cose molto simili a quelle che pensiamo noi: non mi fido, mi fregherà, non funzionerà.

Sta a noi, quindi, cambiare le regole di questo gioco con qualche piccolo accorgimento:

  1. NON SVALUTARTI, se non ti dai valore tu per primo come puoi pretendere che te ne dia qualcun altro? Non diventare tu il nemico di te stesso.
  2. VIVI L’INCONTRO COME UNA POSSIBILITÀ, in qualunque caso, lo è.
  3. NON SENTIRTI SOTTO GIUDIZIO, chi ti sta di fronte sta solo facendo le sue valutazioni sulla tua offerta e tu stai facendo altrettanto con la sua. Siete pari.
  4. VENDITI BENE, ma ricordati che non sei merce. Il tuo tempo e le competenze hanno un valore intrinseco che non si baratta.
  5. RASSICURALO, come dicevamo il cliente non è tenuto a sapere tutto del tuo lavoro (anche se a volte crede di sì) e può non capirne subito il potenziale. Racconta il tuo progetto in modo che possa capire quale risultato raggiungerà. Quello che per te è ovvio per lui non lo è.

C’è un’altra cosa che non dovremmo dimenticare:

Scegliere il cliente, anche per questo abbiamo scelto la partita iva

Essere freelance vuol dire poter scegliere, anche se a volte non è facile ( ne abbiamo già parlato qui). Spesso le circostanze non rendono realistica questa visione, eppure dovremmo cominciare davvero a farlo.

Quando decidiamo di lavorare con un cliente è nostro interesse fidelizzarlo, che questo implichi sviluppare altri progetti per lui, essere ingaggiato più volte o anche solo fare in modo che ci consigli ad altri potenziali committenti.

Nessuno vuole vedere il cliente una volta e mai più, a meno che non lo si sia scelto male.

In quel caso, infatti, se abbiamo acconsentito a collaborare con qualcuno che non stimiamo, che ci paga poco e che non crede nelle nostre capacità, odieremo quel progetto ogni volta che lo prenderemo tra le mani e, che si voglia o no, finiremo con il fare il minimo sindacale. Innescando un circolo vizioso.

Il cliente non è il nemico, è qualcuno con cui collaboreremo, si spera, per molto tempo.Quindi siate sempre chiari e onesti.
Non solo con lui, anche con voi stessi.

 

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